Secondo un recente studio la citazione di Giuseppe Flavio non avrebbe subito gravi manipolazioni
Sebbene alcuni studiosi abbiano sostenuto che la citazione di Gesù da parte di Giuseppe Flavio nella sua opera Antichità Giudaiche, avesse subito profonde manipolazioni, pare che ora ci siano le prove contrarie.
Sembrava impossibile che un ebreo, il quale avrebbe avuto tutto l’interesse addirittura a negare l’esistenza di Gesù di Nazareth, pur nell’impossibilità di farlo, si fosse espresso in termini così positivi e possibilisti circa la natura del Cristo.
Vediamo il brano come ci è stato tramandato:
«Allo stesso tempo, circa, visse Gesù, uomo saggio, se pure uno lo può chiamare uomo; poiché egli compì opere sorprendenti, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò molti Giudei e molti Greci. Egli era il Cristo. Quando Pilato udì che dai principali nostri uomini era accusato, lo condannò alla croce. Coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. Nel terzo giorno, apparve loro nuovamente vivo: perché i profeti di Dio avevano profetato queste e innumeri altre cose meravigliose su di lui. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani».
Alcuni filologi e gli esperti di settore in genere, avevano convenuto che Giuseppe Flavio avesse citato Gesù, ma qualcuno avesse successivamente aggiunto le parti che ne enfatizzavano la figura. Altri, invece, erano convinti che il brano fosse completamente originale.
Il professor Thomas C. Schmidt, che ha conseguito il dottorato di ricerca a Yale, e attualmente insegna alla Fairfield University nel Connecticut (USA), pare poter portare una risposta affidabile con la pubblicazione del suo recentissimo libro “Josephus and Jesus: New Evidence for the One Called Christ”, edito quest’anno dalla Oxford University Press.
Già in passato B.D. Ehrman, biblista e filologo statunitense, aveva affermato che «la maggioranza degli studiosi del giudaismo antico, e gli esperti di Giuseppe Flavio ritengono che uno o più copisti cristiani avrebbero leggermente “ritoccato” il passo», e non in modo sostanziale. Ora è Schmidt che porta ottime ragioni per cui il brano possa essere ritenuto attribuibile quasi interamente a Giuseppe Flavio.
Uno dei motivi per cui il brano sarebbe da ritenersi autentico si dedurrebbe dall’uso da parte dell’autore del termine “paradoxa” per riferirsi ai miracoli. Questa espressione sarebbe strana se fosse stata usata da un fedele cristiano che avesse avuto l’intenzione di enfatizzare lo scritto di Giuseppe Flavio relativo a Gesù. Iil termine si riferisce a “cose straordinarie”, ma non è espressivo di qualcosa di soprannaturale, come invece sarebbe stata un’intenzione che giustifichi la manipolazione. La descrizione risulta quindi molto sobria e neutrale: anche troppo se fosse stata scritta da un credente interessato a mutare il giudizio flaviano.
Schmidt afferma inoltre che il discorso non è prettamente encomiastico e apologetico, quanto dovrebbe risultare se fosse stato interpolato da un cristiano che vi avesse messo mano a posteriori. A ciò va aggiunto che risulta evidente il tentativo di dare la colpa della condanna di Gesù a Ponzio Pilato, mentre è fin troppo evidente che un cristiano avrebbe approfittato per incolpare gli Ebrei.
Il libro porta molti altri interessanti e convincenti argomenti, senza tener conto dei quali il brano non starebbe in piedi neppure con un minimo senso logico.
Col lavoro di Thomas C. Schmidt, almeno per il momento, l’ago della bilancia relativo all’autenticità del Testimonium Flaviano, è chiaramente spostato verso il ritenerlo originale. Ma ovviamente le discussioni non sono ancora chiuse.
L’autore ha comunque messo a disposizione un pdf esplicativo della sua ricerca che può essere richiesto via email al sito dell’Unione Cristiani Cattolici Razionali (redazione@uccronline.it).