La Scienza indaga sull'anima

La Scienza indaga sull’anima

Fisica quantistica e nuove teorie scientifiche.

Il discorso parte da molto lontano. I primi filosofi greci, pur non preoccupandosi del concetto di “creazione” si posero domande su quello che avrebbe potuto essere il “principio” (arché).

In un secondo tempo apparve sulla scena mondiale il genio di Socrate, e il discorso da cosmologico si concentrò sull’uomo. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?

Con Platone prima e con Aristotele poi, si indago sulla perfezione, partendo dal principio già acquisito di uomo come animale pensante. Ovvero l’unico vivente che è in grado di farsi domande e interferire nella realtà. Un essere dotato di un senso di coscienza.

Per Aristotele non è soddisfacente il concetto platonico che porterebbe l’uomo a doversi disfare del corpo per liberare l’anima (sema – soma; carcere – corpo). Cerca quindi sulla base della sua formazione razionalista (era figlio di un medico), di ripristinare l’unità delle due componenti umane, quella materiale e quella spirituale.

Propone quindi l’ilemorfismo, da ὕλη (yle, materia) e μορϕή (morfé, forma).

Parte dall’evidenza che la materia è in origine informe e priva di identità, ed è comune a tutti gli esseri viventi. Comuni sono infatti gli elementi di base che compongono il corpo di un cane, un gatto, un uomo, ecc.

Si aggiunge però un principio peculiare, la forma, che fa divenire ciascuna materia caratteristica. Questa componente, che Aristotele identificava evidentemente con l’anima, diviene morfé e parte integrante dell’essere, vivificando in modo soggettivo la materia.

Il corpo, quindi, e questa è una deduzione obbligatoriamente logica, assume la sua accezione di completezza solo se c’è l’anima.

Come si pronuncia la Scienza

Questa premessa che parrebbe solo accademica è in realtà ciò che ha mosso la curiosità degli scienziati, i quali hanno iniziato a indagare sul concetto di coscienza e quindi anche di anima.

L’affacciarsi della Fisica quantistica nel panorama scientifico ha corroborato di fatto queste impostazioni, riconoscendole concettualmente meritevoli di ricerca scientifica.

Nell’essenza del corpo, infatti, secondo le più accreditate tesi scientifiche, saremmo costituiti da quanti di energia. Il “quanto” è pura energia. Ne deriva che l’uomo è costituito da energia. Il corpo materiale, sempre per i moderni fisici quantistici, non sarebbe che la vibrazione di una forma più densa di energia.

Nella ricerca dedicata allo studio dell’universo, i fisici si sono resi conto che più avanzano nelle conoscenze, più questo si dimostra astratto, composto da pura potenzialità e pura coscienza consapevole di sé. Un insieme che genera onde di vibrazione con le quali crea particelle. Queste sono null’altro che i “mattoni” che compongono tutte le cose visibili.

Ma quella che noi chiamiamo “coscienza” sfugge ai canoni della Fisica classica. Non è energia locale, e si proietta in modo esteso all’infinito.

Queste le basi che costituiscono il punto di partenza di due scienziati di fama mondiale, l’americano Stuart Hameroff e il fisico inglese Roger Penrose, i quali sono arrivati a conclusioni molto importanti.

Hameroff e Penrose sono partiti considerando il nostro cervello come un computer biologico. Sotto questi presupposti sono arrivati alla conclusione che la nostra esperienza di coscienza sia il risultato di vibrazioni quantiche che avverrebbero nei microtubuli (strutture intracellulari che collegano i processi neuronali ai processi di auto-organizzazione nella struttura quantica proto-cosciente della realtà). Questo processo ha preso il nome di “riduzione obiettiva orchestrata” (o teoria Orch-OR, Orchestred Objective Reduction) e spiegherebbe il generarsi di un atto di coscienza. Il tutto sulla base di informazioni quantistiche.

Le conclusioni

Da qui la convinzione scientifica che affascina la maggioranza degli studiosi: l’anima non è il prodotto di interazione di neuroni, anzi è molto più di ciò. È invece qualcosa che ha la stessa composizione vibrazionale dell’universo.

Ma c’è di più. Essa sarebbe individuale e diversa per ognuno di noi, come la nostra stessa identità. Una formazione compenetrata fin dall’inizio nella nostra materia che caratterizza in modo fondamentale ogni singolo uomo. Raggiungendo poi, gradatamente una completa essenza nell’interazione continua con la sorgente dell’origine a cui appartiene: l’universo.

In questo contesto mi piace ricordare la riflessione dello psicanalista Massimo Recalcati, persona di grande spessore culturale, non collocabile in una corrente spiritualista: “Non esiste anima senza incarnazione. Non esiste spirito che non sia corpo“.

 

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