Ancora una condanna per il primogenito di Bossi

Ancora una condanna per il primogenito di Bossi

Shopping senza pagare

È arrivata la terza condanna per Riccardo Bossi, figlio primogenito del “Senatur” Umberto, nonché fratello del “Trota”.

Riccardo, ex campione di rally, in questa occasione è stato riconosciuto colpevole di aver acquistato e non pagato beni e servizi da un gommista, un benzinaio e un commerciante di lampade.

L’ammontare del debito era di €. 3.200 per le gomme, €. 7.600 per le lampade e infine . 150 per la benzina. Tutte somme per le quali Riccardo avrebbe detto ai fornitori: “Poi passo”.

In un caso, per tranquillizzare la controparte, avrebbe anche mostrato gli estremi di uno sportello bancario di Montecitorio.

L’avvocato di Riccardo Bossi ne aveva chiesto l’assoluzione.

I pregressi

Nel novembre del 2016 Bossi jr. era stato condannato a 10 mesi di reclusione, con sospensione della pena, per essere stato riconosciuto colpevole di truffa ai danni di un noto gioielliere di Busto Arsizio.

In quell’occasione aveva acquistato senza pagarli alcuni gioielli, e precisamente un anello, un girocollo Bulgari e un orologio Rolex, per un ammontare di €. 26.000.

Un anno e 8 mesi di reclusione era stata invece la condanna comminata a Riccardo Bossi sempre nel 2016, ma nel mese di marzo. L’accusa era di aver effettuato spese personali utilizzando fondi della Lega, per una cifra di circa €. 156.000.

L’avvocato che lo difendeva all’epoca aveva descritto il giovane come “un uomo in difficoltà che sta cercando un lavoro”. Il legale è stato poi sostituito.

Questa vicenda si aggiunge quindi ad una serie di eventi che hanno caratterizzato i comportamenti del figlio di Umberto Bossi. I mesi di carcere comminati questa volta sono 9, a cui si sommano 400 euro di multa e l’obbligo di risarcire gommista, benzinaio e commerciante.

Appare piuttosto imbarazzante per la Lega, che il figlio del proprio fondatore danneggi proprio le categorie che maggiormente il partito cerca di tutelare.

Salvini, più volte sollecitato sulle vicende della famiglia Bossi ha avuto modo di rispondere che è ingiusto infierire, in quanto quella “era un’altra Lega”.

 

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