Brexit, imbarazzante silenzio della Premier britannica

Brexit, imbarazzante silenzio della Premier britannica

Theresa May perde qualche sicurezza sulla convenienza dell’uscita britannica dall’Europa

Come volevasi dimostrare. Nonostante i grandi proclami e i sedicenti grandi successi annunciati, la Premier britannica Theresa May non se l’è sentita di rispondere che oggi voterebbe l’uscita del suo Paese dalla Comunità Europea.

La domanda che le è stata rivolta in proposito non ha ricevuto risposta. Ma subito dopo la May ha dovuto ammettere: “Non rispondo a domande ipotetiche. Ho votato Remain per ragioni che allora ritenevo buone, ma le circostanze cambiano”.

L’intervista sta facendo il giro della Gran Bretagna e imbarazza non poco i sostenitori della Brexit.

Ma c’è anche da aggiungere a questo un silenzio ancora più grave. Il Primo Ministro inglese non ha voluto neppure confermare le garanzie che aveva promesso sul mantenimento dei diritti dei cittadini Ue residenti nel Regno Unito. E questo qualora il divorzio da Bruxelles avvenisse senza accordi.

Ad un’interpellanza posta oggi, Theresa May ha infatti ventilato l’ipotesi che le trattative sui diritti di queste persone potrebbero essere trattati con ogni singolo governo.

Traspare quindi una certa confusione rispetto alle granitiche sicurezze del passato. Segno che la May si deve essere resa conto che le ragioni degli oppositori non erano campate in aria.

Oltre alla posizione della premier c’è da chiedersi quale sarebbe oggi il responso dei cittadini britannici se la consultazione venisse ripetuta.

I gravi rischi in conseguenza alla frattura

Da considerare che nonostante i tempi per l’uscita del Regno Unito siano stati dilatati, resta in piedi la questione dei “danni” che la Comunità rivendica per gli impegni già assunti dal governo di Sua Maestà Britannica. E che con l’uscita non potranno essere onorati.

Situazione imbarazzante che lascia addirittura sorgere il dubbio che vi siano molte perplessità anche all’interno dello stesso governo.

È anche una risposta tutti quei partiti in Europa che cavalcano il malcontento in modo che appare incosciente. Istigare la folla per un pugno di voti evocando un’uscita dall’Europa, significa esporre il proprio Paese a ricevere richieste di danni per miliardi e miliardi di Euro.

Lo dimostra la Brexit, nonostante il Regno Unito fosse in situazione di privilegio per non aver mai voluto assumere l’Euro come divisa.

Un’uscita dall’Europa da parte di Italia, Francia o Germania (ad esempio) sarebbe ancora più rischiosa per gli effetti che si trasferirebbero sul valore della divisa nazionale che fosse eventualmente reintrodotta.

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