Catalogna, le elezioni non risolvono il testa a testa

Catalogna, le elezioni non risolvono il testa a testa

Maggioranza a Indipendentisti, Unionista il primo partito.

I risultati delle elezioni catalane non redimono il problema. La maggioranza dei seggi viene confermata ai partiti che erano al governo guidati da Puigdemont. Il primo partito, però è Ciudadanos, che sostiene l’unità nazionale.

Ora il parlamentino catalano è spaccato. Gli indipendentisti occupano 70 seggi, e detengono quindi la maggioranza assoluta. Hanno però ottenuto il 47,5% dei voti.

Attualmente l’autonomia speciale che era stata concessa alla Catalogna è sospesa. Di fatto il governo catalano non ha alcun potere in più rispetto alle altre regioni iberiche a statuto normale.

Una situazione convulsa che è stata ben gestita dal governo centrale solo a tratti. Sicuramente nella sostanza Madrid ha ottenuto il massimo risultato. Le contestazioni si moltiplicano però per il pugno duro adottato contro i manifestanti.

Il parallelo con l’Italia

Nella situazione generale emerge però un dato coerente che fa riflettere noi Italiani. Le parti si sono divise rispettando le motivazioni ideologiche di fondo. Da una parte, quella degli indipendentisti, le forze della sinistra moderata. Unionisti si sono invece rivelati i tradizionalisti e gli elettori di centro-destra, fedeli agli ideali nazionali e di unità dello Stato.

Attenti quindi a giudicare superficialmente la situazione catalana, giudicandola confusa. Da noi in effetti il caos ideologico è molto maggiore, con un partito “separatista” o “indipendentista”, o comunque federalista, che mira a porre il proprio leader a capo della coalizione di centro-destra. Una coalizione che raccoglie i voti degli elettori tradizionalisti e certamente più attenti ai valori nazionali.

In qualche modo Matteo Salvini ha voluto prendere le distanze dai motivi di base che animarono la Lega Nord, tagliando dal nome del movimento l’accezione settentrionale. Si è trattato però di un passo a forte impatto mediatico, ma che nel concreto, a stare alle dichiarazioni dei maggiorenti della Lega, non trova ancora riscontro nei fatti. Al contrario è invece servito per prendere ulteriormente le distanze dal passato “bossiano” che incombe in modo imbarazzante sul partito.

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