INCHIESTA - Due giorni a Vienna da diversamente abile

INCHIESTA – Due giorni a Vienna da diversamente abile

La vita difficile dei disabili in città

Alla vigilia della partenza per Vienna ho pensato bene di ruzzolare per le scale. Per carità, nulla di drammatico. Il capitombolo ha fatto tanta scena, perché le capriole sono state a 360°. Per fortuna pochi danni: un bozzo in testa e una gran botta al tallone. Un colpo tale che mi impediva di appoggiare in terra la pianta del piede.

Non volendo rinunciare al programmato viaggio nella capitale austriaca, ho fatto di necessità virtù. Ed ho affrontato la vacanza munito di stampelle e carrozzina.

Nasce così l’inchiesta sulle condizioni in cui si trova un diversamente abile nel visitare o semplicemente di cercare di sopravvivere nelle città a misura dei cosiddetti “normo-dotati”.

La partenza

La prima difficoltà sorge nel tentare di salire sul treno che mi avrebbe accompagnato a Malpensa. In Italia purtroppo, non sono molte le stazioni ferroviarie che prevedono l’accesso ai binari attraverso elevatori o ascensori. Ecco quindi che per raggiungere la carrozza occorre essere aiutati da persone piuttosto prestanti. Con le stampelle, bene o male il problema viene circoscritto. Ma chi si trova in carrozzina dve dimenticarsi il “fai da te”.

Una volta seduto in treno devo ammettere che la situazione è sotto controllo. Le nuove Ferrovie dello Stato pur non prevedendo particolari agevolazioni, non rendono la vita difficile ai diversamente abili immobilizzati in carrozzina. Questa si può piegare, riporre in un canto, e accomodarsi tranquillamente in una delle poltrone di viaggio.

Sceso dal treno e affrontato il labirinto di percorso che conduce all’ascensore di Stazione Centrale, ci si può avviare alla fermata della navetta che conduce a Malpensa.

Sì, direte voi, ma non potevi andare in auto? Certo, ma se un disabile è solo, magari non può guidare. Aiutato dall’autista prendo posto sul pullman e sbarco finalmente in aeroporto.

Qui la situazione improvvisamente cambia registro. Non appena avvicinato al check-in, l’addetta mi fa cortesemente presente che ho diritto all’assistenza speciale.

Questa condizione consiste nell’aver diritto a riporre le stampelle ed essere munito di carrozzina che sarà guidata da un assistente, il quale ti condurrà fin sull’aereo.

Pari trattamento viene riservato al termine del volo, quando mi sono trovato una carrozzina direttamente sulla pista d’atterraggio. E dalla quale mi sono separato al momento di salire in taxi. Giunto in albergo, ho immediatamente richiesto una carrozzella per disabili adatta ad iniziare, il giorno dopo, la mia visita a Vienna.

Primo giorno

Immerso nel traffico (neppure troppo caotico) di Vienna, il mio primo giorno di permanenza è iniziato con l’accesso alla metropolitana.

Accanto ad ogni stazione c’è un elevatore riservato ai disabili. Ma che ovviamente è “preda” anche degli austriaci e dei turisti normodotati. Fatto sta che per arrivare al binario del metro, posto addirittura due piani sotto il piano terra, non ho dovuto alzarmi dalla mia carrozzina.

Anche l’ingresso nel vagone non ha comportato alcun disagio. Ovvio che tutto il mondo sia paese. E anche gli Austriaci non sono diversi da noi. C’è chi è gentile, e chi ha il cuore duro. Avvantaggiato dai primi ho trovato comunque sempre abbastanza spazio per salire e scendere senza aver bisogno di chiedere aiuto.

Riemerso attraverso il solito elevatore del metro, mi dirigo verso Schönbrunn, il castello che ospitò Sissi (quando bontà sua non era in giro per l’Europa), e Franz Joseph.

Qui mi sarei aspettato di dover rinunciare a qualcosa. Non potrei certo pretendere che vengano modificati edifici storici! E invece no. Entrando dalla porta di accesso normale, sono stato condotto personalmente da un addetto attraverso un dedalo di corridoi che mi hanno portato al piano nobile del castello. E da lì ho potuto visitare tutte e 40 le stanze previste dal tour.

Qualche difficoltà la si trova invece laddove meno te lo aspetti. All’aperto (ma di ciò non si può certo accusare nessuno), non sempre le condizioni di transito per le strade sono agevoli. I marciapiedi, pur prevedendo rampette (a dire il vero il più delle volte un po’ rudimentali) non ti consentono di salire facilmente sui marciapiedi. Neppure impennando un po’ la carrozzina.

Ed è così, a “streppi e bocconi”, che un disabile può visitare i magnifici mercatini di Natale viennesi. In cui l’accesso agli stand è ovviamente facile. Anche perché non comporta alcuna differenza di approccio tra chi è in piedi, e chi sta seduto sulla sedia a rotelle.

Il rientro in albergo ha quindi segnato un primo giorno molto positivo.

Secondo giorno

La mattina successiva, sempre a bordo della carrozzina, affronto la vita cittadina. Dopo l’ormai nota esperienza della metropolitana mi avvio verso il centro. Senza alcun problema mi introduco in una galleria commerciale, un grande negozio griffato. E successivamente anche in un grande magazzino a più piani perfettamente idoneo ad accogliere persone in carrozzella.

Verso mezzogiorno cerco un ristorante. E qui iniziano a manifestarsi alcune difficoltà. Sebbene la scelta dei posti di ristoro non sia certo un problema in Austria, nella zona di Vienna in cui mi trovavo per l’occasione, e precisamente in centro, vicino a Karlplatz, mi prospettava locali poco attrezzati per accogliere disabili.

Ho avuto inoltre la sfortuna di accedere in un locale in cui due dei camerieri, in modo poco poco garbato mi hanno avvertito che non avrei dovuto intralciare con la mia carrozzina. Prendendoli in parola, sfoderando un bel sorriso (ma pensando che se avessi potuto alzarmi avrei alzato magari anche la … voce), ho rimesso in strada le ruote del mio “mezzo”. Meglio così! Ho potuto gustare un fantastico e originale Hot-Dog in uno stand vicino.

Tutta da rivivere invece l’esperienza all’Hotel Sacher. Attratto dalla fama di questo luogo ove venne creata la Sacher Torte, sono riuscito ad entrare nonostante gli spazi non certo enormi. E anche a districarmi tra i tavoli, prendendo posto con la mia carrozzina che si è sostituita ad una sedia. E devo ammettere che cortesia e affabilità del personale è almeno pari alla prelibatezza della VERA Sacher che ho potuto gustare.

Questa esperienza mi ha messo talmente di buon umore, che ho “digerito” bene anche l’impossibilità di accedere alla visita della Cattedrale di San Carlo. In effetti non è colpa proprio di nessuno se i numerosi scalini non possono essere sostituiti da elevatori. Ma la gioia di osservarla comunque da fuori è stata appagante.

Lodevolissimo l’Hard Rock Cafè. Tutto gli spazi non sono più ampi che negli altri locali. Ma l’atmosfera e l’organizzazione sono straordinarie. Con la carrozzina si entra veramente dappertutto. Anche in bagno attraverso un apposito elevatore.

Ciclabile non ruotabile

Curiosa però la concezione dell’urbanistica viennese. Per buona parte della città, in ogni strada è riservata una corsia ciclabile, che consente alle biciclette di circolare. E incoraggia l’utilizzo di questo mezzo. Peccato che sulla pista ciclabile le carrozzine non possano transitare. Devono invece tuffarsi tra le gambe dei pedoni, che molte volte ti guardano con impazienza e soffocano quelli che immagini possano diventare improperi.

Bilancio

Tutto sommato la mia due giorni da diversamente abile è stata positiva. Non ho dovuto rinunciare a nulla. Ho fatto un poco di fatica, è vero. Anche perché aldilà della partecipazione di facciata da parte della gente, il disabile percepisce un atteggiamento di impazienza nei suoi confronti. I tempi del disabile sono più lenti. E la vita moderna non tollera rallentamenti.

Si fa buon viso a cattivo gioco. Si costruiscono soluzioni che permettono di abbattere alcune barriere architettoniche. Ma la barriera più grande è ancora molto alta e eretta: il cuore degli uomini NON è a misura di disabile.

  

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*