La 'Ndrangheta dei Social: 50 arresti in Calabria

La ‘Ndrangheta dei Social: 50 arresti in Calabria

Le nuove leve della ‘Ndrangheta, usavano Facebook per celebrarsi

I rampolli dei boss hanno adottato i social come mezzo di comunicazione. Niente di criptato o di sostanziale, come avrebbero fatto i boss tradizionali. Facebook e Twitter erano una vetrina per mostrarsi armati fino ai denti come le star dei film sulla mafia.

Questa mattina 32 persone sono state arrestate, altre 7 costrette ai domiciliari, e ulteriori 11 colpiti da obbligo di dimora.

Epilogo inglorioso per una serie di “giovanotti” abituati a mostrarsi in atteggiamenti decisamente spavaldi. E non solo sui social.

Per loro la cosa pubblica era divenuta un affare privato. Le minacce non venivano fatte a mezza bocca ma in modo decisamente eclatatnte. Come la vicenda dell’irruzione in sala consigliare del Comune di Brancaleone. Il motivo fu un “avvertimento” su chi dovesse essere il beneficiario di un appalto.

Tutti giovani, alcuni giovanissimi, che si sentivano i padroni dell’Italia. Si, perché il loro “potere” si stava espandendo anche nel capoluogo lombardo. O per lo meno dell’hinterland di Milano dove le cosche erano state notate recentemente.

Anche i nomi attribuiti alle ‘ndrine sono attualizzati: “Banco nuovo” e “Cumps”, quest’ultimo americanizzazione di “compari”.

Le indagini

Gli arresti sono stati eseguiti su richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dei pm Antonio De Bernardo, Simona Ferraiuolo e Francesco Tedesco. L’indagine è stata condotta in modo congiunto dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Comando provinciale dei Carabinieri.

Le accuse sono pesanti e vanno dall’associazione mafiosa, all’estorsione, e inoltre illecita concorrenza con violenza e minaccia, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi clandestine e munizionamento, ricettazione. Tutti reati che sono aggravati dal metodo mafioso.

I giovani erano gli eredi di clan storici come i Morabito “Tiradritto” e i Palamara -Scriva. Al contrario dei loro predecessori che hanno sempre preferito il basso profilo, i nuovi boss sbandieravano la loro protervia anche sui media e sui social. Ma ora tutte queste azioni si sono rivoltate contro e costituiscono parte integrante delle prove raccolte dagli inquirenti.

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