Libertas Minor nel concetto di Democrazia

Libertas Minor nel concetto di Democrazia

Il limite tra libertà e licenza.

Spesso ci imbattiamo in eventi, considerazioni e commenti che di fatto pongono come piuttosto labile il concetto di libertà.

C’è chi ad esempio la intende esclusivamente nella sua accezione politica, o chi la interpreta nella possibilità di esprimere in modo insindacabile le proprie ispirazioni. In entrambi i casi vi sono evidenti impasse che determinano la miopia di questi concetti.

Nel primo caso, quello politico, risulta abbastanza palese il limite interpretativo del termine libertà. E non occorre scomodare la Filosofia. Il voto, seppur liberamente espresso, non implica automaticamente un vincolo del rappresentante eletto ad attenersi al mandato ricevuto. Anche senza aggiungere le possibilità teoriche e pratiche di fraintendimenti o captatio benevolentiae.

Nel secondo caso, che riguarda i principi più nobili dell’animo umano, il discorso si fa ancora più articolato. Come deve essere intesa la “libertà”? Come licenza che mi consenta di fare ciò che voglio? No di certo. Ma allora esiste un limite, e se la mia libertà è limitata che libertà è?

La risoluzione del problema

Il problema viene risolto in Filosofia da uno dei più grandi geni dell’umanità, ovvero Aurelio Agostino, conosciuto anche come Agostino da Ippona o come Sant’Agostino.

Non si agitino agnostici e atei, sebbene Agostino fu un gigante del pensiero cristiano, risolse questo punto in termini strettamente filosofici, anche se ovviamente inseribili nella logica Cristologica.

Per Agostino esiste una Libertas Minor e una Libertas Maior. La prima è quella che teoricamente ci consente di fare quello che vogliamo. Siamo quindi liberi di scegliere se assumere un comportamento etico o non etico, morale o non morale. Ma si tratta di un concetto ristretto rispetto ad una Libertas più ragionata e (diremmo oggi) eticamente corretta.

La massima espressione di libertà la conclamiamo quindi nel momento in cui, pur essendo liberi di fare ciò che vogliamo, scegliamo un comportamento in cui si abbracci il concetto di “bene”. Di conseguenza possiamo dedurre che anche se dati comportamenti mi farebbero comodo o piacere, ma recassero disagio o disturbo, dovrei scegliere di non attuarli. E questo per applicare il concetto di Libertas Maior, ovvero “massima” libertà.

Ne consegue che la Libertas Minor non è pienezza di libertà, e quindi è “meno” libertà della Libertas Maior. Ecco perché chi abusa del concetto si declassa perdendo le caratteristiche di “uomo libero”.

Seguendo il pensiero agostiniano, quindi, possiamo osservare alcune storture nella politica e nel sistema. Ma soprattutto le cogliamo nel comportamento umano.

Certi temi, perciò, non dovrebbero neppure essere discussi, prima ancora che accettati. Ovvero tutte le situazioni in cui la persona umana viene intaccata, o addirittura ne viene posta in pericolo la vita.

La “civile convivenza” purtroppo, non sempre considera questo ragionamento e si perde nella Libertas Minor, ovvero la sublimazione degli istinti personali. E delle convenienze.

 

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