La prima raccolta di leggi della Storia
È opinione diffusa che il Codice di Hammurabi sia il primo esempio di codificazione scritta di leggi e regolamenti.
In realtà non è così, perché abbiamo le testimonianze, relative a reperti, che le prime leggi scritte di cui abbiamo notizia siano state promulgate circa tre secoli prima, durante la III dinastia di Ur, dal re sumero Ur-Nammu.
Ciò, come vedremo, non sminuisce l’importanza del Codice di Hammurabi sotto l’aspetto sostanziale, anche per la regolamentazione delle reazioni e delle pene.
Il Codice di Ur-Nammu risale al terzo millennio a.C. e precisamente fra il 2150 e il 2050 a.C., nel pieno della civiltà neo-sumerica, ovvero quando si assistette alla rinascita dopo l’invasione da parte dei Gutei, provenienti dall’attuale Iran, i quali avevano instaurato il dominio accadico. Sebbene attribuito a Ur-Nammu, molti studiosi sono più propensi a ritenerlo opera del figlio e successore Shulgi.
Il Codice di Ur-Nammu, rispetto a quello di Hammurabi, è molto meno dettagliato, e per questo più permeabile a interpretazioni nei casi particolari, ma riesce a sottolineare comunque l’importanza dell’uguaglianza (relativamente al momento storico in questione) di fronte alla legge: stabiliva infatti che non vi era distinzione fra classi sociali di fronte alla legge. L’utilizzo della compensazione in denaro dei reati è rilevante.
Il codice fissava pene e sanzioni, e fra l’altro, stabiliva pesi e misure per gli interscambi commerciali, in una società in cui il baratto era ancora largamente praticato fra i cittadini.
Esistono diverse tavolette del codice, ma la prima, conservata al Museo di Istambul, consiste in due frammenti ritrovati a Nippur e tradotti nel 1952. I due frammenti contengono purtroppo solo il prologo e cinque leggi fra le 57 di cui è composto il codice.
Altre tavolette furono poi trovate a Ur e tradotte nel 1965, arrivando a decifrare 40 leggi.