Rinascere bambole

In inglese Reborn Dolls. 

Un fenomeno in voga in America dagli anni ‘90 arrivato ora anche in Italia. 

Il pargoletto che tiene tra le braccia questa donna nella fotografia non è un bambino.

E’ una bambola.

Sono rimasta sconvolta leggendo, per caso, una notizia su internet.

In quel l’articolo, un giornalista sosteneva   di essere entrato in un Bar a Moneglia e di aver incontrato una donna con un marsupio porta- enfant con dentro un bambino. Fin qui nulla di particolare.

Il giornalista va avanti e scrive  che la donna parlava normalmente con altre mamme. 

Ad un certo punto lui  si avvicinò alla donna e notò  una strana immobilità del bambino che giaceva nel marsupio.

Guardando meglio  si accorse  che il bambino non era un bambino vero ma bensì una bambola. 

Lo stesso giornalista dice di aver fatto un giro sul Web “ incuriosito” da questa scoperta. 

Ebbene, l’ho fatto anch’io.


Ho scoperto che uno di questi bimbi in silicone – non si chiamano bambole e la loro vendita è vietata ai minori di anni 14 -può  arrivare a costare ben ventimila euro.

Ho scoperto che produrle è un lavoro artigianale molto lungo che richiede una grande preparazione.

 Ho scoperto che, come un vero bambino, nessuno è identico all’altro. 

Su questa faccenda il giudizio del popolo del Web si è scatenato.

Ho letto che in alcuni casi le donne portano la fotografia del loro figlioletto defunto agli artigiani e si fanno produrre un figlio identico a quello che non potranno più tenere tra le braccia.

In questo modo una  “ bambola” sostituirà il neonato perduto. Ma quello su cui dovremmo riflettere è che queste donne sono convinte di crescere un figlio in carne ed ossa. Alcune ingaggiano addirittura  delle baby sitter che vengono pagate per crescere dei pupazzi.

Le “ mamme” in questione non temono alcun giudizio. Portano i loro pargoletti al parco giochi, gli cambiano il pannolino e gli fanno il bagnetto.

Il blogger Maisto ha scoperto un gruppo segreto  su Facebook.

Si chiama “ il mio bimbo speciale”.


Lo stesso blogger è riuscito a contattare Giulia, una studentessa chiamata a fare da Tata proprio a una bambola. La ragazza confessa di essere rimasta sconvolta perché la signora in questione le raccomandava di parlare sottovoce dato che la sua bimba stava dormendo.

Il giudizio

Sicuramente leggendo le mie parole emetterete un giudizio.

Nel 99% dei casi non sarà un giudizio magnanimo.

Io stessa sono rimasta sconvolta da questo fenomeno e ho giudicato. Poi ho fatto un passo indietro e mi sono detta che il dolore non merita giudizio. La solitudine neppure. Quanto è difficile vivere e quanto bisogno c’è di uno scopo, anche fasullo, che ci spinge ad andare avanti? 

Credo che gran parte di queste donne si sente terribilmente sola. 

Un’altra parte ha bisogno di un qualcosa che dia un senso alla propria vita. 

Alcune, forse, hanno bisogno di un qualcosa che richiede  poca responsabilità e  annulla il giudizio. 

Le ultime hanno un disperato bisogno che il loro bambino rinato possa non morire più . 

Deborah Riccelli 

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