Salvini e il "reddito di creditanza"

Salvini e il “reddito di creditanza”

Ripercussioni e gossip sull’esito del voto.

“È morto il Re. Viva il Re”. Il Movimento 5 Stelle non è più l’alfiere dell’italica protesta. Si affaccia prepotentemente sul futuro nazionale la stella crescente di Matteo Salvini, che abilmente ha saputo pilotare il malcontento derivante da una crisi mondiale su fattori che ha fatto apparire esclusivamente italiani.

I problemi che la Lega cavalca per proporre le sue decise riforme e i suoi sbrigativi rimedi, sono in realtà fastidi che incalzano un po’ tutti i Paesi. Ma se c’è una cosa sulla quale il leader leghista ha ragione, è che l’Italia è stata a lungo soggiogata da maldestri accordi continentali intrapresi da governi precedenti.

L’insieme di questi elementi ha dato una forza straordinaria al movimento ex-Padano. E come sempre avviene in questi casi l’elettorato invoca un “uomo forte”.

Ma le ripercussioni del voto non saranno innocue, nonostante le (deboli) rassicurazioni di Salvini circa la durata del governo. Conoscendo l’intraprendenza del Ministro dell’Interno scommetteremmo volentieri sul pressing che Matteo farà sugli alleati nei prossimi giorni.

Incassando questo successo elettorale, Salvini ha maturato un nuovo tipo di reddito, quello di “creditanza”. Un credito che gli consentirà un maggiore potere contrattuale nei confronti dei 5 Stelle, ma che metterà a dura prova l’alleanza di governo.

I temi sul tappeto sono tanti e molto importanti. Primo tra tutti la Flat-Tax, ma anche diversi altri punti per nulla banali che sono alla base del contratto di governo.

Ora la palla passerà certamente alla strategia. In realtà si è dimostrato che non esiste su scala nazionale un’alternativa numericamente possibile all’attuale compagine governativa. Il Centro-Destra unito sfiora il 50% ma c’è da chiedersi se il trend in discesa di Forza Italia sarà sufficiente a fronteggiare quello opposto del partito della Meloni. Il voto ha dimostrato che Berlusconi ha perso quasi completamente il proprio appeal, e il partito degli “azzurri” non si è mai dato una vera alternativa.

Una situazione che vede quindi un uomo forte al comando, che resta però legato ad un carrozzone che a tutti è apparso incoerente. Salvini, a detta di molti osservatori, potrà gonfiare i muscoli, ma in definitiva dovrà cercare di accontentarsi senza mai affondare il colpo.

In una situazione ancora più imbarazzante si trova l’altro alleato di governo. Di Maio è praticamente in trappola. Può solo fare buon viso a cattivo gioco col “socio” nell’esecutivo. L’alternativa sarebbe lasciare la stanza dei bottoni, e sarebbe come cantare il de profundis al suo movimento. Che dopo essere stato messo alla prova avrebbe a quel punto miseramente fallito. In altre parole: o l’alleanza con Salvini, o l’estinzione.

Giorgia Meloni attende sorniona, ma tutto fa credere che Salvini non voglia lasciare il certo per l’incerto. Specialmente quando l’incerto è oltremodo abbastanza effimero.

È con questi presupposti che Conte affronta le riunioni europee.

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