UE o no UE: questo è il problema? (parte terza)

UE o no UE: questo è il problema? (parte terza)

Mario Draghi si o Mario Draghi no: questa è la soluzione?

Alcune proposte di riflessione

Davanti a questa scelta gli Stati sono assolutamente impreparati e solo oggi scoprono che i vincoli di bilancio, i patti di stabilità, le regole bancarie, sono inutili ed anzi controproducenti per la loro stessa sopravvivenza.

Così, come di solito accade, davanti all’imponderabile ognuno reagisce come il proprio DNA – statuale ovviamente – dispone.

Chi con paura ed aggressività, chi chiedendo ed offrendo aiuto in modo solidale, chi inneggiando alla “immunità di gregge”, chi rimanendo inorridito ed inerme a guardare la catastrofe, se non il genocidio, dei propri concittadini, che si sta verificando spesso perché per rispettare certe regole, si è ridotto l’investimento nella pubblica sanità.

E’ davanti a questo interrogativo, vita o morte, che ci ha messo di fronte questo microscopico essere che ci sta uccidendo, vero “spettro” che va in giro a minare non solo la salute, ma la psiche dei cittadini.

E’ qui che il rischio di dissoluzione della Ue è più reale e concreto: finché parliamo di soldi, non va bene, ma ci arrangiamo, ma quando la misura è la vita, allora ogni Paese deve fare i conti con le opinioni pubbliche e le emergenze interne ed i meccanismi tecnocratici diventano insopportabili ed inutili.

Su questo terreno accidentato si gioca la vera e la più importante partita per la sopravvivenza dell’Ue e, ad oggi, nessuno sa come andrà a finire.

Dobbiamo però notare due cose.

La prima è che la funzione pacificatrice e di sostegno della Ue è sicuramente esistita ed è stata il primo motore del gruppo europeo, ma nel tempo questa funzione si è modificata, sempre più radicalmente dopo l’unione monetaria del 2001.

La funzione solidale ed il grado di apertura verso gli altri si sono trasformati, lentamente ma inesorabilmente, attraverso direttive e regolamenti sempre più tecno-burocratici, in una vera e propria ragnatela di vincoli, patti e divieti che ha avviluppato non solo le nazioni partecipanti ma anche la stessa Unione, che non è più oggi in grado di far prevalere le finalità originarie per le quali essa era nata e fa prevalere, attraverso la legge del più forte o del più rigido, di nuovo la logica del profitto e della salvaguardia dei conti pubblici.

E’ davvero un peccato, soprattutto perchè spesso fra gli Stati meno disponibili alla solidarietà si annoverano proprio quelli che, per primi, di più dalla Ue hanno ricevuto e di meno, hanno dato.

La seconda è che se l’Ue, una delle più storiche unioni di Stati nel mondo, dovesse davvero fallire, all’ultima meta, dovremmo guardare con preoccupazione anche a quelle più giovani, nate fra Stati con divergenze ed obiettivi ben diversi da quelli europei, in territori ben più difficili da gestire, ed anticiparne le eventuali crisi per evitarne la potenziale crisi e dissoluzione.

E’ proprio il caso di dire oggi più che mai che dobbiamo cambiare tutti mentalità e dal famoso “L’Italia è fatta ora dobbiamo fare gli italiani” si è tragicamente passati all’”Europa è fatta adesso bisogna fare gli europei.”

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