Reportage - Giordania: ritorno al futuro (2)

Reportage – Giordania: ritorno al futuro (2)

Viaggio nel Paese che si propone come ponte tra le culture

Dopo la presentazione generale della prima parte del reportage, scendiamo ora nei dettagli dell’argomento. Facciamo partire il nostro viaggio dalla capitale Amman. In questa puntata saranno poche le accezioni storiche: ci concentreremo soprattutto sugli aspetti sociali e ricettivi della città.

L’aeroporto internazionale di Amman porta il nome della Regina Alia, terza moglie di Re Huseyn, padre dell’attuale monarca Abdullah II, scomparsa nel 1977 in un incidente di volo in elicottero.

È un aeroporto moderno dotato di tutte le ultime tecnologie. Il controllo dei passaporti e per la sicurezza dispongono inoltre di sofisticati mezzi da noi non ancora diffusi nelle strutture pubbliche, come ad esempio il riconoscimento dell’iride e il controllo facciale via telecamera.

Amman inizia ad essere molto traffica, ormai quasi come le capitali occidentali. Le auto che si vedono scorrere nell’intenso traffico sono per la maggior parte giapponesi, coreane e cinesi. Quelle europee costano molto, evidentemente per il sommarsi di strategie quali il protezionismo e la scelta commerciale.

La città si presenta viva e pulita. L’impronta cosmopolita voluta da Abdullah II si vede. Affianco a donne dotate di velo o chador, si notano le più strette osservanti in burqa. Ma sono moltissime ormai le signore in abiti occidentali, specialmente tra le più giovani.

Il numero di vigilesse, dotate di velo, è molto alto. Non siamo in grado di fornire una percentuale, ma è evidente che si tratta di un dato significativo.

Il tessuto cittadino

Le mosche sono ovviamente molto diffuse, ma esistono anche casi in cui i luoghi di culto musulmani sono esattamente di fronte a Chiese cristiane, per la maggior parte di credo copto.

I mercatini sono ovviamente molto diffusi e animati da residenti e turisti, tra i quali notiamo una grande percentuale di Italiani e Spagnoli.

I grandi quartier della capitale sono suddivisi in cinque settori. Quattro rispondono ai punti cardinali e l’ultimo riguarda la zona storica, chiamata “cittadella”.

Il settore Ovest è il più nuovo ed elegante. Qui risiedono diplomatici e benestanti, e si trovano le sedi delle Ambasciate e gli alberghi più prestigiosi.

Nel settore Est vive la stragrande maggioranza della popolazione, il cosiddetto “ceto medio”, che gode di un buon tenore di vita, pur senza lussi o stravizi. Il resto della città è da equiparare ai borghi di periferia, nei quali non sono infrequenti le tende beduine in cui abitano alcuni ex occupanti del deserto che hanno deciso di trasferirsi in città.

Reportage - Giordania: ritorno al futuro (2)La cittadella è ovviamente suggestiva e presenta tutte le caratteristiche tipiche delle zone che hanno subito l’influenza greca e romana. I resti delle colonne e dei templi sono all’ordine del giorno, e stupiscono per qualità. Sono in corso e molto attive le opere di recupero. Si vedono grandi massi sdraiati sulla sabbia in modo ordinato per essere numerati ed affidati a catalogazione e ricostruzione da parte degli archeologi e degli storici.

Gli Italiani sono ben accolti

Questo lavoro di ripristino, al quale il governo dedica molte risorse, ha ottenuto aiuti di esperti internazionali, tra cui Italiani, Tedeschi e Spagnoli.

L’atteggiamento dei locali nei confronti degli Italiani è molto cordiale. Come dappertutto ci riconosco a vista e ci chiamano con parole nella nostra lingua. Molte persone ci hanno confidato che ci ritengono simpatici per la nostra predisposizione a famigliarizzare e per il sorriso. Caratteristiche che i Giordani apprezzano e che non individuano in altri turisti.

Aggirarsi tra i mercati della capitale è piacevole. Le richieste sono pressanti, come dappertutto in Asia, Africa o Sud America, ma non troppo insistenti. Questo popolo mantiene intatta la propria dignità e il proprio orgoglio.

Contrattare è quasi un obbligo. Come in altre parte dell’Oriente si tratta quasi di un gioco delle parti. In Giordania occorre però farlo col sorriso e con educazione. A quel punto tutto è concesso. E lo sconto può arrivare anche al 50% o oltre.

Le strutture ricettive

Una parola sugli alberghi è d’obbligo. Le strutture a 5 stelle della capitale sono spesso di qualità maggiore dei pari grado europei. I servizi sono ai massimi livelli e la pulizia impeccabile. Il 4 stelle si colloca in una categoria di riferimento tra il 3 e il 4 delle nostre classificazioni. Gli hotel a 3 stelle raggiungono la sufficienza.

I prezzi nella capitale risentono dell’influenza della presenza di ricchi turisti occidentali. Inutile sottolineare che esistono in pratica due listini: uno per i residenti e l’altro per i visitatori. Come d’altronde in moltissime zone turistiche in tutto il mondo.

Il cambio

Il cambio ufficiale tra Euro e Dinaro giordano, all’inizio di settembre era di 100 dinari per 121 euro. Corrispondenti a 82 dinari ogni 100 Euro. L’ideale è cambiare in alcuni uffici disseminati per la città. Affidarsi al cambio dei commercianti può essere però una buona strategia. Dopo aver contrattato, se dichiariamo di avere solo Euro, la controparte proverà a fare un cambio assurdo, ma qualche volta accetta lo scambio alla pari (segno che aveva ancora un buon margine).

L’edilizia

Dappertutto si nota un grande fermento edilizio. Le costruzioni in corso sono veramente numerosissime. Vedremo nel prosieguo del nostro viaggio, specialmente nelle puntate dedicate a Petra e al deserto, che una parte di questo lavoro è promosso dallo Stato. Re Abdullah II ha voluto che i beduini e gli occupanti di caverne in zone di interesse archeologiche venissero trasferiti in case di civile abitazione, ottenendo di liberare i siti. Molte quindi sono le case popolari in via di creazione. Queste, pur essendo semplici in stile architettonico, vengono dotate di molti comfort e tecnologie.

La prossima tappa del nostro viaggio sarà Gerasa (Jerash). Si tratta di una città importante dal punto di vista turistico e storico. È infatti il più grande insediamento romano fuori dall’Urbe. E geopoliticamente risulta interessante perché a nord della capitale e perciò maggiormente vicino al confine siriano.

 

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